Remo Bianco

Milano, 1922–1988

Remo Bianchi (conosciuto come Bianco) nasce a Milano nel 1922 da Guido Bianchi, un elettricista anarchico che lavora al Teatro alla Scala, e Giovanna Ripamonti, un’astrologa cartomante. Nel 1937 si iscrive a corsi di disegno serali all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove conosce Filippo de Pisis e inizia a frequentarne assiduamente lo studio. Nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, è arruolato come puntatore mitragliere su un cacciatorpediniere. A seguito di un naufragio, è salvato dagli inglesi che lo internano a Tunisi, le cui luci, colori, mosaici e ceramiche resteranno per lui fonti d’ispirazione per tutta la vita. Rientrato a Milano nel 1944, decide di dedicarsi interamente all’arte.

Nei primissimi anni Cinquanta, durante una visita a Filippo de Pisis a Villa Fiorita a Brugherio, Bianco incontra l’imprenditore Virgilio Gianni, che diventerà per lui mecenate, affezionato collezionista e amico. Nel 1952 Bianco inizia una duratura collaborazione con le gallerie dei fratelli Cardazzo. A ottobre Carlo Cardazzo organizza la prima mostra personale di Bianco alla Galleria del Cavallino a Venezia, dove espone una selezione di opere spazialiste e nucleari. Gli studi di Bianco sullo spazio si traducono nei primi 3D, che l’artista espone a Milano alla Galleria Montenapoleone nel 1953, con in catalogo una presentazione di Lucio Fontana. Nel 1954 Bianco espone i 3D a Milano, alla Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, e inizia a sperimentare con le Impronte e i Sacchettini-Testimonianze. Nel 1955, grazie a una borsa di studio offertagli da un gruppo di industriali e collezionisti milanesi, tra i quali lo stesso Gianni, parte per gli Stati Uniti, dove incontra artisti americani, tra cui Jackson Pollock e Franz Kline. A giugno, presenta i 3D in una mostra al New York Village Arts Center. Una delle sue opere viene acquistata dal Museum of Modern Art di Chicago. Nel 1956 Bianco scrive il Manifesto dell’Arte Improntale e inizia a lavorare ai suoi Tableaux dorés, che espone per la prima volta al Cavallino nel 1961. Questa diventa la serie più duratura e più famosa dell’artista.

Nell’aprile del 1960 Bianco ha la sua prima personale a Parigi alla Galerie de Beaune. Dopo un viaggio in Iran, realizza le Pagode. Esposte nella mostra Ricordi di un Viaggio in Oriente, organizzata dal Cavallino al Casinò di Venezia, attirano le lodi di Giorgio de Chirico. Alain Jouffroyscrive la prima monografia su Bianco, pubblicata dalle Edizioni del Cavallino nel 1962. Nel 1964, Bianco espone i suoi Sacchettini e le Impronte al Naviglio. Al Cavallino allestisce la sua prima performance, dove presenta i Quadri viventi. Scrive il Manifesto della Sovrastruttura e inizia la serie dei Sovrastrutturali, che includono le Sculture neve, le Sculture calde e le Trafitture. Questo ciclo include anche le Appropriazioni, una serie di poster, fotografie, immagini da riviste, bandiere e riproduzioni di dipinti di altri artisti ricoperti da una griglia di rettangoli dorati. Nell’aprile del 1969 Bianco ha una mostra personale alla Galerie des Deux Mondes (la TWA gallery) di New York all’aeroporto internazionale John F. Kennedy. Lo stesso anno allestisce una performance alla galleria Vismara di Milano, dove distribuisce un grande 3D di pane ai visitatori e sangria ai passanti e automobilisti di Via Brera.

Negli anni Settanta, continua l’interesse di Bianco per la performance. Nel 1972 presenta le performance Remo Bianco idea per una scala al Naviglio, in cui riporta su ogni gradino di una scala le tappe della sua vita, e Sadico mistico elementare al Teatro Angelicum di Milano, in cui tenta di personificarsi in tre situazioni-tipo rappresentative della società a lui contemporanea. Sono anni in cui Bianco consolida i rapporti con Parigi, in particolare con il critico d’arte Pierre Restany, che scrive l’introduzione del catalogo della mostra Quadri parlanti alla Galerie Lara Vincynel 1976. Qui, nel 1979, Bianco espone il ciclo La gioia di vivere e le sue Bandiere. Nel 1983, il Museo delle Albere di Trento organizza la prima mostra antologica di Remo Bianco.

Il 4 giungo 1987, Bianco partecipa al vernissage della sua ultima mostra alla Galerie Lara Vincy intitolata Bandiere-Drapeaux. Si spegne a Milano il 23 febbraio 1988.

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Remo Bianco con i "Sacchettini", primi anni Sessanta. Courtesy Fondazione Remo Bianco, Milano

“…in un prossimo futuro gli uomini prenderanno le impronte (delle cose) per poter possedere la realtà che li circonda”. – Remo Bianco, "Manifesto dell’arte improntale", 1956

Remo Bianco con i "Sacchettini", primi anni Sessanta. Courtesy Fondazione Remo Bianco, Milano

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